Liberamente tratto da “Pedro e capitano” di Mario Benedetti
Una stanza nuda. Due figure: l’Accusato e il Torturatore. La tensione tra loro è una corda tesa, una linea che vibra, si torce, si spezza. Non esistono prove, non servono colpe: esiste solo l’interrogatorio, la danza ossessiva di chi cerca una verità che forse non c’è. O che non vuole essere trovata.
Ma la scena, come la memoria, è porosa.
In fondo, quasi fuori dallo sguardo, una Presenza. Non parla. Non agisce. Eppure è lì. È l’eco di un’idea, un ideale scarnificato. O forse un’ossessione. Muta, come mutano le identità di chi la guarda. È spettro o superstite? È la paura del Torturatore? La coscienza dell’Accusato? Attende che qualcuno la riconosca?
I ruoli si ribaltano. Il carnefice barcolla. L’inerme si erge. La Presenza, senza muoversi, pare orchestrare ogni svolta. Ma nulla è risolto, nulla è netto. Ogni gesto, ogni silenzio, si fa rito.
Un teatro del crudo, del respiro interrotto, dove i corpi non recitano ma si consumano. Dove la parola è ridotta a relitto e l’azione a traccia.
Alias – La vita del capitano – 7 giugno, ore 21 – TEATRO IMPAVIDI
Con Jonathan Lazzini, Anna Chiara Colombo, Andrea Pugnana
Regia di Giovanni Berretta
