Siamo arrivati alla fine di questo giro di anime e delle loro storie. Waiting For In|Flight è stato pensato un po’ per caso, volendo in qualche modo ripercorrere gli anni della Compagnia Ordinepsarso partendo proprio da coloro che l’hanno vissuta. Abbiamo chiesto loro delle foto rappresentative del loro percorso e abbiamo chiesto loro di rispondere a delle domande che potessero in qualche modo mostrare a tutti lo spirito poliedrico della compagnia.

Il nostro ricordo è diventato un rito di preparazione, un percorso che ci ha permesso di arrivare alla sfida più grande della Compagnia: In|Flight – le ali del colibrì che sarà in scena il 10 maggio al Teatro Impavidi di Sarzana.

2001 – La nascita di Ordinesparso

2004 – Genesi

2005 – Amleto

2005 – Piccolo Principe – prove in sala

2007 – Amleto

2008 – Ho Incontrato

2009 – Alias

2011 – Estetica della variabile

2013 – Gelosia

2014 – Fuochi Caldi

2015 – Igor

2016 – Le vesti pesanti

2017 – Corpi Ferrosi

2017 – Leviathan

2017 – Odisseo

2018 – In Flight

Le parole finali spettano al fondatore della compagnia Ordinesparso, Giovanni Berretta. Questa è la sua storia:

Quale traccia pensi di aver lasciato e quale traccia lascerai all’interno di Ordinesparso?

La traccia della libertà. Dell’attore che non è solo attore, ma è un essere libero che ha da dire, che ha sogni e adora sognare. La traccia che ognuno di noi ha dentro. Perché io non invento nulla e non c’è nulla da inventare. Per cui nessuna traccia in realtà, ma solo esseri che hanno da dire.

 Cosa diresti ad una persona indecisa sull’iniziare questo percorso?

 Non iniziare, assolutamente no. Nessuno inizia. Bisogna sentirlo dentro. Non ho mai convinto nessuno, non ho mai chiamato nessuno. E’ sempre stato “vengo, perché so che lì dentro ho da dire”. Questo si capisce dal primo secondo: entri e dentro lo sai se rimarrai o se te ne andrai.

Vengo perché?

 Non c’è mai un perché; c’è solo il sentire dentro. Non c’è un perché in amore, non c’è un perché se un giorno scrivi una poesia o un giorno non la scrivi. Non c’è un perché se la mattina ti alzi malinconico. C’è che, in un momento preciso, ti accorgi che hai bisogno di qualcos’altro. Di una storia che già c’è – che non è la mia, è quella del mio maestro – che io porto avanti. Una storia che ti permette di dire quello che hai dentro. E’ quella roba lì. Non so come si dice, ma è dentro e pulsa. C’è un momento in cui pulsa più forte e non puoi dire di no. Allora vieni. E cerchi di raccontarla.

 In quale momento ti sei sentito più vivo?

 Facile. Paestum 2002-2003. Spettacolo sulle mura. Io facevo Eracle. Era un momento in cui si parlava del tuffatore. Io non ero il più bravo, non lo sono mai stato. E non ero neanche il più dotato. Non lo sarò mai. Né il più bravo né il più dotato.

Avevo tanta paura, erano i primi anni di Teatro Continuo. Quel giorno ho iniziai in mezzo al grano, vicino alla porta, a fare il mio pezzo. C’è stato un momento in cui mi sono sentito un tutt’uno con il grano, con la luna, con il mondo. Mi giro e c’è Luciana – la moglie del mio maestro – che mi guarda da distante e mi urla, come solo lei sa urlare.

Io la sento, mi arriva dentro e mi dico: ci sono. Era quel momento. Io cerco di riprodurlo con tutti i miei allievi. Tutto quello che faccio è arrivare a quel momento. Allora non esiste attore, non esiste uomo, donna, non esiste niente. Esiste solo quel momento.

 C’è stato un momento in cui hai pensato: “ma chi me l’ha fatto fare?”

 Mai. Mai, mai mai. Anche quando non avevo soldi e dovevo lavorare: da alzarmi la mattina e scaricare le cassette, a fare il barista, il fattorino o altri lavori. Fortunatamente questo non succede più, ma anche in quei momenti dove non sapevo dove il teatro mi avrebbe portato, non avevo dubbi che la strada fosse quella giusta. Ora tanti anni dopo sono consapevole che era sicuramente la strada giusta.

 Qual è la tua risorsa?

 L’amore che ricevo giornalmente dai miei compagni e dai miei allievi è una risorsa. La mia più personale e preziosa risorsa.

 Qual è la difficoltà maggiore che hai superato?

 La difficoltà maggiore è sempre quella dopo. Ogni volta ce n’è un’altra. Per cui probabilmente la più grande deve ancora arrivare.

Quando te ne andrai come pensi di salutare i tuoi compagni?

Sorridendo. Assolutamente sorridendo. Infatti il sogno più grande che ho è che tutto questo vada avanti senza di me. Che ci sia qualcuno che prenda e porti avanti quelle due parole che Nin mi ha tramandato: miracolo e miraggio. Quando non ci saranno più, sarà il momento di smettere. Spero che dopo di me chiunque ci sarà, possa avere ancora i propri miracoli e i propri miraggi. Più volte mi sono fermato perché avevo finito i miracoli o avevo tolto i miraggi. Più volte mi sono chiesto: perché ancora? Ma so che quando me ne andrò sorriderò, sperando che non se ne accorga nessuno. Spero vivamente che ci siano persone che portino avanti i loro miracoli e i loro miraggi e che siano diversi dai miei.

In|Flight è il prossimo spettacolo della Compagnia, in poche parole cosa pensi di dire a chi verrà il 10 maggio agli Impavidi?

 Lo spettacolo è impegnativo. Come sempre. Perché ogni anno c’è una sfida nuova. Adesso mi sono messo in testa che dentro al cuore di ognuno ci sia un colibrì, che ci sia qualcosa da dire. Ne sono sicuro. Come si faccia, non lo so. Ma so che tutti hanno da dire. C’è un circo dentro ognuno. E io ho la presunzione di riuscire a tirarlo fuori da tutti.

Queste parole chiudono un percorso della Compagnia e ne aprono diversi altri. Ci stiamo preparando alla settimana di NIN – Nuove Interpretazioni, che si terrà da Domenica 3 a Domenica 10 Giugno. Sarà una vera ed unica festa che tratta del tema dell’inclusione in ogni sua forma. Vi voglia accogliere nella suggestiva location della Fortezza Firmafede e regalarvi tutta la nostra vita e passione.

Non vi rimane che venire a teatro, il 10 maggio agli Impavidi di Sarzana per vedere le anime di un circo in continuo mutamento.

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