In|Flight sta per arrivare in tutto il suo splendore il 10 Maggio al Teatro Impavidi di Sarzana. Oggi, ci accompagna nell’attesa della serata la storia e i pensieri di Sara (Pennati):

2017 – Corpi ferrosi

2017 – Nudeo Ossa

2017 – Reset, laboratorio teatrale

In quale momento ti sei sentito più vivo?

Era un lunedì come tanti altri. Avevamo le prove, ma io ero infortunata alla caviglia (in realtà era una scusa perché quella sera non avevo voglia). Gli altri si cambiarono e guidati da Gio iniziarono un percorso onirico per arrivare ad un improvvisazione. Senza reale consapevolezza, presi una tela bianca, i miei colori ed iniziai una specie di danza: Io, i mie compagni e i miei utensili. Alla fine ne uscì ‘con(senza)_tatto’, un quadro su la cui cornice c’erano le mie mani sporche. Al termine ero stanca ma così leggera per quel incantesimo ballerino.

Quando te ne andrai, come ci saluterai?
Ho salutato per non so quanto tempo, e l’ho fatto dipingendo la locandina di In-flight Senza imbarazzo e gelosia dei miei colori. Ho donato la mia intimità per amore e per consapevolezza, ma con enorme paura. Quella non passa mai! E anche se ne passa una, ecco che ne nasce una nuova. Così rinizii a vivere!
Qual è la difficoltà maggiore che pensi di aver superato?
Il mio corpo sembrava essere una fitta maglia di fili di nylon. Impermeabile e rigida, era una corazza a colori. Al di là c’erano fumi, bolle, pezzi di carta, montagne di sabbia e terra e tanta acqua. Beh quella maglia ha iniziato ad allentarsi e tutto quel frastuono e quegli odori hanno preso ossigeno e luce… Qualcosa se n’è andato libero e altro è rimasto. Diciamo che si sono creati quei giusti spazi di comunicazione tra dentro e fuori me!
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