Lo spettacolo del 10 maggio al Teatro Impavidi di Sarzana si sta avvinando. Per la nostra rubrica Waiting for In|Flight, lasciamo la parola a Elena (Lenzini) e al suo percorso nella Compagnia:
Quale traccia pensi di lasciare/ hai lasciato / lascerai in questo percorso?
La traccia che penso di lasciare è il cercare un modo per esprimersi, non so se bello, brutto o interessante ma un modo. Sicuramente ciò che lascio maggiormente è la voglia dopo le prove o uno spettacolo di ridere davanti ad una birra o preferibilmente del sushi.
Vengo perché?
Il teatro è un momento per me stessa, mi dedico un’ora in cui cerco di essere libera di esprimermi senza pensare all’io di tutti i giorni. Non è una cura o un momento di messa in discussione della vita, ma il voler creare con sfumature diverse da quelle che metto in gioco nella quotidianità. Finita la lezione, si apre la porta e sono sempre io, felice o meno di aver giocato con me stessa e gli altri.
In quale momento ti sei sentito più vivo?
Ci sono tanti momenti in cui mi sono sentita viva ma paradossalmente se devo sceglierne uno non riguarda uno spettacolo ma le ore prima di andare in scena. La preparazione del luogo dove esibirsi, allestimento e unione del gruppo, momenti di connessione tra noi anche senza parole. Lì c’è vita e creazione. La performance è il risultato anche di questo: io non mi sento mai una e sola sul palco.