Domenica alle ore 19:30 in sala Ocra a Piazza Terzi, Sarzana, andrà in scena un nuovo
appuntamento con la rassegna invernale di NIN.
Gli ospiti saranno Francesco Gabrielli e Alessandro Dell’Atti con il loro spettacolo tratto dal
Macbeth di Shakespeare: Oscuri Ardori.
“Ripartire dal corpo, ripartire dalla relazione fisica e danzata per indagare la natura di
una delle coppie più controverse e discusse tra le opere shakespeariane: Macbeth e Lady Macbeth.”

Abbiamo chiesto a Francesco e ad Alessandra di parlarci del loro lavoro, di come sia nato e di
come si sia evoluto. Ecco cosa ci hanno raccontato.
Nella solitudine della lotta per la vita, in un epoca in cui l’identità di un popolo si misura con il
sangue versato dal nemico a segnare i confini del proprio regno; i coniugi “Macbeth” si mettono in luce come gli eroi negativi per eccellenza dell’opera shakespeariana, le cui azioni
senza ritorno contengono quella sete di potere e di affermazione che sovverte lo stato
naturale delle cose e supera i limiti dell’ immaginazione, deformando la realtà in incubo,
l’inconscio in sovrannaturale, il sorriso in un assassino nascosto tra il mondo.
La scelta di raccontare l’ascesa e la caduta dei due coniugi shakespeariani e’ legata alla
volontà di indagare alcuni degli aspetti più oscuri della natura umana, per dare una
rappresentazione dei suoi confini, oltre i quali la natura umana nega se stessa, allorché’
l’uomo annienta i suoi simili per soddisfare le proprie ambizioni di potere.
Nell’oscura selva delle proprie fragilità, le anime di Macbeth e Lady Macbeth si intrecciano
come rami rampicanti di velenose edere, pronte a tutto per alimentare e sostenere le
proprie ambizioni di potere attraverso un atto: l’uccisione del proprio re. Simbolicamente
anche un padre per loro, che scompone l’ordine riconosciuto della vita e l’armonia che ne
scaturisce.

Le vicende di questa “coppia nera” non vengono solo raccontate, bensì si imprimono nell’animo di chi assiste attraverso suggestioni musicali, fisiche e vocali, trasfigurate nell’atto
di incarnare una sete di potere che diventa sinonimo di perdita e di follia nella progressione
del racconto stesso, fino al suo atto finale.

La musica e la voce di un cantante/musicista interagiscono con l’ azione scenica,
traducendo in paesaggio emotivo l’animo dei due protagonisti, attraverso un linguaggio
universale che allarga la riflessione sulla loro natura all intera umanità.
Lo spazio scenico e’ un luogo intimo, abitato solo dai due personaggi e dai loro oscuri ardori,
uno spazio disarmato, come disarmati sono i corpi e le voci dei due attori/danzatori nel
raccontare un fatto umano che si ripete, superando epoche e civiltà, nello scorrere del
tempo.

“[…] umanità dolente, che sottratta all’essere umanità dolente e restituita al non essere più umanità dolente, entrando ed uscendo dalla scena, mentre la vita ti lascia una sola scelta.”

Macbeth, W.S

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