Ci si può liberare dalla competitività? Da questo senso di colpa che ci accompagna da quando siamo nati? Si può essere serenamente liberi? Si può creare arte dalla gioia e dalla felicità? Si possono rompere le convenzioni che tanto ci attanagliano e ci obbligano a stretti stereotipi ?
L’arte è di tutti? L’arte è prassi del cambiamento? L’arte è finita? Fare arte significa prostituirsi al pubblico o santificare la nostra biografia? Oppure, che ne so… godersela e basta?
Uno spettacolo visionario per un lavoro estetico che sperimenta nella forma la sua fonte di comunicazione primaria. Uno spettacolo, che nasce da un’autenticità vissuta e provata. Uno spettacolo sulla crisi come norma del cambiamento.
Giocando con i propri limiti, con le proprie paure per poi passare al ridere, allo stare bene senza compromessi.
Il gioco dell’assurdo, incontra la sobrietà del non detto, ed il surreale del reale.
Tre attori si interrogano attraversando lo spazio, analizzando il terror Vaqui della società.