Aristotele li definiva “abiti del male” che distruggono le crescita interiore; i cristiani li avevano individuati come desideri dai quali i peccati traggono origine; Kant parla di vizi come espressione della tipologia umana o parte del carattere. Insomma, il vizio contrapposto alla virtù è l’emblema della condizione umana e della sua debolezza. Con l’evolversi della società, i vizi hanno assunto una connotazione quasi inevitabile, tendenze collettive, a cui l’individuo non sembra non poter opporre resistenza. Chi riesce in questa grande impresa è condannato all’esclusione sociale.

Contrapponendo gli antichi vizi capitali (ira, accidia,invidia, superbia, avarizia, gola, lussuria) e i “nuovi”, individuati da Umberto Galimberti, (consumismo, conformismo, spudoratezza, sessomania, sociopatia, diniego, vuoto), quello che colpisce più di tutti è il vizio del “vuoto”:

Allude al nichilismo giovanile. Il vuoto, quando insidioso guadagna spazio sottraendolo ai progetti costruttivi, assume tendenzialmente tre forme: A. La freddezza razionale, quando il cuore si fa piatto, non reattivo, pronto a declinare ora nella depressione ora nella noia. B. L’ottimismo egocentrico. C. L’inerzia conformista, tra le forme del vuoto, è la più diffusa, caratterizzata da quella rassegnazione contenuta.

Igor propone i suoi vizi: sette vizi capitali, sette vizi nuovi che tutti commettiamo sempre. Igor è un vizio, Igor è il vizio, Igor è il peccato originale. Igor, nasce in una casa qualunque,viene battezzato, poi si innamora, fa l’amore, si sposa, va in pensione, invecchia e muore. La musica e il ballo sono le costanti della sua vita, le feste i suoi ricordi più nitidi, la vita di Igor è scandita da sette feste, sette balli e sette peccati, per ricordare ed essere ricordati. Lui è in ognuno di noi. Lui ci contamina, ci infetta. Nasce e muore con noi.

Non abbiamo scampo da Igor.

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