Nella cittadina di Ise c’è il tempio più sacro di tutto il Giappone. È del quarto secolo, ma a partire dalla fine del nono secolo viene raso al suolo e ricostruito ogni vent’anni, usano tecniche e materiali tradizionali. Gli elementi della sua struttura non sono dunque mai più vecchi di due decenni, ma per i giapponesi il tempio ha duemila anni.
Abbiamo pensato molto alle parole da usare per parlare di questa
edizione di NIN, per dire a noi stessi e dire a tutti voi, che avete
vissuto insieme a noi il festival in tutti questi anni, che non vogliamo
fermarci, che vogliamo anzi evolverci, usare questo momento così strano
ricostruirci.
In ogni processo di rinnovamento è fondamentale capire
quali sono le fondamenta, i punti stabili sui quali far nascere il
futuro, per questo motivo ci siamo chiesti come Compagnia cosa fosse per
noi NIN e quali fossero per noi quelle fondamenta. Se lo è chiesto
Giovanni Berretta che questa rassegna l’ha sognata e fatta vivere anno
dopo anno, se lo sono chiesto tutti i partecipanti dei laboratori e se
lo sono chiesto i ragazzi del Parentucelli che in queste ultime estati
sono stati la linfa di NIN. Questi sono i pensieri che abbiamo raccolto,
i pensieri dai quali partiremo per ricostruire.
Giovanni Berretta:
Immagina un fiore che nasce in maggio. Immagina una terra che curi con tutto il tuo cuore. Immagina un grande temporale. Ecco, io sono qui, dopo quel temporale, a guardare la terra che ho coltivato. Non so quando nascerà quel fiore ma so che nascerà. So che sarà un fiore nuovo e so che sarà lucente e pieno di vita. Maggio negli ultimi dieci anni per me è stato sempre un mese molto intenso, di lavoro costante, di costruzione e realizzazione di sogni. Maggio era il mese più razionale dell’anno, in cui cercavo la precisione necessaria a realizzare NIN, a fare in modo che fosse un contenitore di incontri, arte, condivisione, emozioni, amore. Maggio era il mese in cui mi facevo da parte per mettere in mezzo al cerchio ogni mio allievo, ogni spettacolo, ogni piccolo sogno altrui. Maggio era il mese in cui preparavo il cuore.
Adesso non so quale sarà il mese dell’undicesima edizione di NIN|2020, sicuramente non sarà maggio, ma so che il mio cuore è pronto e so che appena potremo si farà.
E sarà un fiore nuovo per tutti noi.
Laboratorio permanente Ordinesparso
La caratteristica di NIN è sempre stata molto singolare, mutevole e resistente.
Un
continuo oscillare che ci ha portato a crescere: siamo diventati una
rete ampia e variegate che si esprime con una voce unica, forte e
chiara. Abbiamo creduto e crediamo nel teatro come luogo di aggregazione
e avvicinamento; ma anche il luogo e il non-luogo in cui potersi
sentire a casa. Per molti, siamo stati un “salvagente”, un porto sicuro
in cui potersi riconoscere.
Quello che facciamo facendo teatro,
facendo arte, è cambiare, muoverci da una cosa all’altra. Il festival
quest’anno cambierà, e si evolverà come siamo soliti fare. La mancanza è
tanta ma la consapevolezza che siamo tutti qui gli uni per gli altri a
remare in un’unica direzione è una salda consapevolezza. Manterremo i
nostri colori ma cambieranno le nostre sfumature e quando sarà il
momento giusto la nostra luce sarà ancora più forte. Il pensiero sta
proprio nel liberare quei barattoli di colore che sono rimasti nello
scaffale per un po’ di tempo, sistemati e riordinati. Questo periodo di
reset cambia le coordinate e cambia la percezione stessa della realtà.
Questo nuovo stato delle cose ci fa pensare ai teatri improvvisati nelle piazze, al nostro “invadere” i luoghi, che per qualche ora alteravano lo spazio, lo invadevano per rappresentare una realtà “altra” da quella quotidiana; ma in questo momento siamo tutti attori e questa “commedia” è di quelle che ti rimangono dentro e ti “spostano” per un tempo differente per ognuno e nessuno di noi ne concorse il finale. Ma qui, si annida la possibilità, il ritrovare la dimensione umana e l’amore che abbiamo sempre impiegato nell’organizza NIN. Un amore per il teatro che si identifica nel valore dell’incontro. Torneremo a fare festa tutti insieme e ci prenderemo cura gli uni gli altri. NIN è un riprendere fiato, è giocare con un fiume che scorre mai uguale ma che ti lascia “fresco” di nuove sensazioni.
Laboratorio giovani Liceo Parentucelli
Abbiamo tantissimi progetti che vogliamo condividere e non vediamo l’ora di vivere questa esperienza tutti insieme.
NIN, da qualche edizione a questa parte, rappresenta anche un ponte tra il lavoro della compagnia e i ragazzi dell’alternanza scuola lavoro, dando a quest’ultimi la possibilità di partecipare attivamente a tutta la rassegna.
Questo momento di condivisione è la base su cui sarà necessario ripartire, facendo tesoro di tutti gli attimi passati assieme per poter sognare una nuova rassegna.
L’immagine che più di ogni altra ci colpisce è proprio questa sensazione di essere in una fase di passaggio inevitabile, come ogni stagione che viene seguita da un’altra, in un ciclo continuo. Noi, nel nostro piccolo, dovremmo essere pronti a trasformare NIN, in quanto la trasformazione è l’essenza stessa di NIN: ogni anno lavorare insieme è stato principalmente questo, partire da un punto e poi spostarsi per vedere da un’angolazione diversa.
NIN è un rito per tutti noi, e come tale, sarà cambiato nel corso del tempo, ma la sua sostanza, fondata sull’incontro, resta e resterà invariata.