Tre domande, e tre risposte a William Cidale, autore e regista di Tempo di Semidei
Sei di ritorno da una lunga parentesi milanese, nel lavoro e nel teatro: impressioni tornando a casa?
Effettivamente, riuscivo a pensare molto al teatro tornando a casa, sfruttando soprattutto la prima parte della tangenziale A51 a quattro corsie. Poi, imboccando l’autocamionale della Cisa, si presentava qualche problema perché le curve mi obbligavano a una concentrazione maggiore che mi distraeva dalle riflessioni teatrali. In dieci anni il mondo drammaturgico della lunigiana è cambiato: le compagnie teatrali hanno conosciuto una crescita direttamente proporzionale a quella dei centri commerciali. Un tempo, quando abitavo ancora a Fiumaretta (prima delle Alluvioni), di centri commerciali in zona ce n’erano pochi, pochissimi; adesso tra Spezia e Massa si sono moltiplicati. E’ un bene? Considerando che il pubblico teatrale è praticamente rimasto lo stesso, distribuendosi tra tutte le compagnie che nel frattempo sono aumentate esponenzialmente? Eh? Ad oggi, qui da noi ci sono più attori che spettatori e la situazione si va vieppiù facendo insostenibile. L’unica soluzione possibile, accogliendo la sensata proposta del ministro della cultura dello Zaire, è quella di imporre un’Imu sulle compagnie teatrali, atta a colpire non tanto gli immobili di proprietà (spesso assenti) quanto i mobili. Vedrete che solo i gruppi più motivati (autenticamente “amatori”) troveranno le giuste motivazioni per pagare l’iniquo balzello. E gli altri mandino pure i loro curricula presso i centri commerciali. Comunque, il vero motivo che mi ha spinto a lasciare la nebbia padana sono gli sgabei.
Tempo di semidei, parole sullo spettacolo.
Attraverso un tono grottesco e surreale (che a tratti ammicca al cabaret) ho cercato di affrontare, con estrema umiltà, il vero problema dei tempi d’oggi: la necessità di imparare l’ebraico biblico. Visto che veniamo da una cultura giudaico-cristiana, anche il più acerrimo degli atei dovrà convenire che il proprio ateismo bestemmiatore sarà sempre un ateismo giudaico-cristiano, perché condizionato da quella civiltà. Mi dispiace, ma è così. Allora, mi sono detto: poniamo che io voglia rispettare alla lettera il Decalogo mosaico. Ottima intenzione, davvero! Ma come fare, dato che non siamo in grado di leggerlo? Voi mi direte: o grullo, ma ci sono le traduzioni, no? Lo so anch’io, demente! (e poi grulla sarà tu’ ma’). Ma tradurre, come diceva il bardo, è anche tradire. Pertanto, la logica vuole che seguendo i Dieci Comandamenti basandosi su una traduzione, noi in realtà tradiamo la Parola di Dio il quale poi avrebbe tutto il diritto di alterarsi scagliando sulla terra tempeste, pestilenze e alluvioni (come insegna il caso di Fiumaretta). Riassumendo: la mia casa sul mare è stata travolta dalla furia degli elementi dovuti non a cause umane e politiche (come ritenuto da taluno), ma all’ira del buon Dio che ci accusa di non rispettare i suoi comandamenti. E fa bene. Oltre a questo, nello spettacolo vi allieteranno baci non dati, sospiri lanciati al cielo, bolle di sapone e un ottimo cruasè dell’Oltrepo Pavese. Pinot nero 24 mesi in bottiglia sui lieviti.
Nin e Teatrika, cosa pensi di questi due progetti ?
In pratica Nin ha organizzato la vera stagione teatrale sarzanese, vista l’assenza dall’Impavidi di un vero cartellone organico. Con Nin i sarzanesi hanno avuto la possibilità di assistere, lungo tutto il corso dell’anno, alle prove di grandi professionisti del palcoscenico. E’ solo una goccia, certo, ma una goccia saporita. E’ solo un primo passo, ma la direzione è giusta: Sarzana può dare lustro alla propria storia e alla propria cultura anche partendo dal teatro, e la prossima amministrazione dovra’ assumersi il compito di garantire l’agibilità a uno dei teatri più belli della provincia spezzina. Che dire poi di Teatrika? La scommessa di Alessandro Vanello di dare vita ad una rassegna teatrale in un borgo di provincia come Castelnuovo Magra è stata ampiamente vinta. Lo attestano la qualità delle compagnie partecipanti e il numero sempre crescente di spettatori. Ma una nota particolare va spesa per il pubblico castelnovese che da sempre vuole bene alla compagnia degli Evasi, ci segue con il suo entusiamo, la sua allegria e i suoi appalusi. E nei miei spettacoli non manca mai il tocco del sarcasmo sanguigno, di origine castelnovese. In fondo, lì ci sono le mie radici, quelle di mio padre. Il mio cuore si è formato anche ascoltando la voce di quella gente, caratterizzata dall’ironia, dai ricordi di vecchie lotte, dalla voglia di stare insieme ballando sulle note di una mazurka.