Ambientato ai giorni nostri, Tempo di semidei, il nuovo spettacolo della Compagnia degli Evasi, vuole intrecciare le vicende di persone le quali, in una maniera o l’altra, sono costrette a rimettere in discussione le scelte fondamentali su cui, fino a quel momento, avevano fondato le proprie vite. Lo scontro non è tanto quello che si preannuncia tra le diverse maschere, ma quello, molto più micidiale, che si crea all’interno delle singole anime, incapaci di lasciare la via battuta per lanciarsi in soluzione imprevedute. Anime alla ricerca di punti fermi e granitici, desiderose di imbattersi in dei (o semidei) che le sorreggano nel viaggio. Anime destinate a vivere di sghembo, giorno per giorno, sballottate dalla noia, dal sogno o dalla follia.
“Tempo di Semidei” , è scritto e diretto dal regista sarzanese William Cidale che dopo quattro anni torna sulle scene con un suo testo : “Avete mai sentito la necessità granitica di dover cambiare idea? I personaggi del mio spettacolo, dice Cidale, si trovano nella condizione di cambiare idea, di mettere in discussione la propria vita alla luce di nuove, impreviste, verità. E non ci riescono, tanto sono abituati alle vecchie illusioni. L’atmosfera dell’opera è grottesca, a volte comica, ma la tonalità può farsi dolente per questi uomini che alla ricerca di dei (o semidei) che non trovano, sono costretti a camminare su strade provvisorie ed effimere. Non voglio rovinare la sorpresa del pubblico scendendo nel dettaglio delle singole soluzioni narrative, ma vi invito a venire a vedere lo spettacolo, assicurandovi che c’è da divertirsi”.
Note di regia : L’idea di fondo nasce dal desiderio di contrapporre due personaggi, assolutamente diversi, accomunati però dall’amore per una stessa donna. Diego è arcigno, rigoroso, ligio al dovere e convinto che la realtà possa essere costretta all’interno di confini netti e definiti, privi di sfumature. Vinicio è spavaldo, vivido e superficiale, un gradasso amante della vita e delle sue contraddizioni. I due non avrebbero mai avuto nulla da condividere se non avessero incontrato sulla propria strada Roberta, la bella sfuggente, presa tra il suo sogno d’attrice e il nuovo impegno legato a un’imprevista gravidanza con la quale vorrà stringere uno dei due amanti alla scelta del matrimonio. È a questo punto che s’innesta sulla prima trama un’altra storia, diversa dalla prima, ma che vede ugualmente due personaggi alla prese con i propri desideri delusi: il prof. universitario Bucefalo, ormai all’apice delle fama grazie alle sue opere radicali e provocatorie e l’assistente Ciompi che pensa di dare un senso alle proprie frustrazioni innamorandosi di una sua studentessa. Entrambi dovranno fare i conti con una nuova realtà che sconvolge i loro piani trovandoli totalmente impreparati. Per semidei s’intende, in questo caso, la parte immortale dell’uomo, quello slancio ideale che permetterebbe agli individui la possibilità di realizzarsi pienamente elevandoli dalla melma viscida che talora sembra circondarci. Non è il caso, però, dei personaggi che incontreremo in questo strano viaggio, tutti profondamente umani, troppo umani, alle prese con soluzioni provvisorie, non-finite, appartenenti a un mondo sempre più fondato su basi relativistiche, privo di riferimenti certi e saldi. Ogni tanto trasvola nel cielo qualche brandello di verità, ma i nostri eroi non riusciranno a comprenderlo, preferendo essere presi per folli pur di non rinunciare alle proprie idee. Che volete? E’ gente abituata a vivere di sghembo, giorno per giorno, senza progetti a lungo termine. Ci sta che di fronte a uno specchio non vedano nulla. Ci sta. Sono maschere ridicole, pertanto ci sarà da ridere. Abbastanza. Il tono di fondo è un comico grottesco tendente al malinconico. La scenografia, essenziale e minimalista, vuole suggerire la necessità di un’autoanalisi impietosa e asciutta, priva di fronzoli retorici, decise ad andare al sodo, svelando la maschera con cui spesso cerchiamo di coprire le nostre meschinità. La miscela di registri è sottolineata dalla miscela di musiche che non sembrano seguire una linea coerente, ma che spaziano volentieri dal rock duro alla dance, dal ballo popolare alle arie classiche, dalla bossanova al pop. Un’incoerenza che rende bene la schizofrenia dei nostri protagonisti. William Cidale